Passione Launeddas, strumento tipico sardo
Da sempre le Launeddas accompagnano, in Sardegna, ogni festa tradizionale folkloristica. San Vito non è da meno, tanto da aver dato i natali anche a uno dei grandi maestri delle launeddas, Luigi Lai
In Sardegna le tradizioni non sono certo da meno, anzi rappresentano un motore trainante dell’economia e del turismo isolano: tra queste tradizioni sagre e feste folkloriche sono la punta dell’iceberg, capaci di riportare la storia passata nel contemporaneo.
Anche gli strumenti musicali, che vengono ancora oggi realizzati e suonati secondo la ritualità che si tramanda di generazione in generazione, rientrano nella valorizzazione delle tradizioni della Sardegna. Un esempio è facilmente riscontrabile a San Vito, dove ha avuto i natali Luigi Lai, Maestro di launeddas dalla fama internazionale.
Le launeddas sarde
Una festa folkloristica sarda non è tale se non c’è ad accompagnarla la musica; e tra gli strumenti musicali tipici ci sono proprio lelauneddas, uno strumento musicale a fiato dotato di canne forate di diversa lunghezza, utili a produrre più suoni. Sulla cima delle launeddas è posizionata la cabitzina, ovvero l'ancia; la canna più lunga produce i suoni bassi, la più corta quelli acuti, la canna intermedia produce le note di accompagnamento.
In totale, dunque, sono 3 le canne, ciascuna con una funzione diversa:
- basciu o tumbu (basso): la canna più lunga e fornisce una sola nota, quella della tonica su cui è intonato l'intero strumento (nota di "pedale" o "bordone"), ed è privo di fori;
- mancosa manna (seconda canna): ha la funzione di produrre le note dell'accompagnamento e viene legata con spago impeciato al basso (formando la croba);
- mancosedda (terza canna): canna libera, che ha la funzione di produrre le note della melodia.
Uno strumento sì d’altri tempi, ma che ancora oggi riesce ad essere di estrema attualità, producendo quegli antichi suoni che si sentono e si tramandano di generazione in generazione.