Il territorio

San Vito dal medioevo ai giorni nostri

quando gli aragonesi conquistarono la Sardegna nel XIV secolo, imposero il feudalesimo. San Vito fu affidato a Berengario Carroz e successivamente ai Centelles e agli Osorio fino all'abolizione del sistema feudale nel 1838. A partire dalla fine dell'ottocento la zona fu interessata dallo sviluppo delle miniere

Il 1323 è una data storica per San Vito e per la Sardegna perché in tale anno ebbe inizio la conquista degli aragonesi, i quali introdussero il sistema feudale per tutta l’isola. A San Vito e nel resto del Sarrabus il potere era detenuto dall’influente Berengario Carroz, il quale prese il titolo di Conte di Quirra come l’omonimo castello a Villaputzu. Nel 1366 San Vito fu occupato dalle truppe del Giudicato di Arborea, l’unico soggetto politico che si dimostrava capace di resistere agli aragonesi.

Nel 1409, con la battaglia di Sanluri, gli spagnoli spazzarono via le ultime resistenze e concessero San Vito ai Centelles, cui subentrarono i Borgia e infine gli Osorio. Nel 1718 i Savoia diventarono padroni della Sardegna grazie al trattato di Londra, ma il feudalesimo sarebbe rimasto in auge fino al 1838. Lo storico Vittorio Angius ha descritto la San Vito dell’ottocento come un paese di 2700 abitanti dediti principalmente alla pastorizia, all'agricoltura e all’artigianato.

Nel 1848 San Vito fu inserito nella divisione amministrativa di Cagliari, poi divenuta la Provincia. Alla fine dell’ottocento la zona fu interessata dallo sviluppo dell’industria mineraria e all’inizio del novecento del 1900 fu sconvolta dalle proteste dei minatori che lamentavano condizioni di vita particolarmente miserevoli. Tali stabilimenti sarebbero stati chiusi soltanto negli anni sessanta del novecento, spingendo il comprensorio in una crisi economica da cui si è cercato di uscire attraverso il turismo e la gastronomia.

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